Come Internet ci ha cambiato

Per quelli come me, nati a cavallo tra XX e XXI secolo, nel pieno dell’era tecnologica, che stanno vivendo la rivoluzione digitale ma ancora ricordano il mondo analogico, la quotidianità sta subendo una continua serie di profondi cambiamenti. A volte stare a passo coi tempi è difficile, se non sei un nativo digitale. Ma alcuni hanno una maggiore propensione al cambiamento e si adattano meglio di altri. Io stesso non avverto alcun tipo di negatività da tutto ciò che l rivoluzione digitale comporta. Anzi, riesco a scivolarci bene dentro e faccio anche spesso similitudini col passato.

Ma cosa è che è cambiato così tanto allora, da portare tanti miei coetanei ad avere un’avversione quasi patologica per la tecnologia? Qual è stato il punto di non ritorno da cui alcuni di noi sono riusciti ad andare avanti e altri si sono bloccati? Cos’è che spaventa così tanto i non-nativi digitali? Perché le persone hanno così tanta paura di diventare obsolete? Perché continuano a ripetere come un mantra che la tecnologia ci ruberà il lavoro? Vediamolo insieme.

Il passato: l’analogico, la fila alle poste, la TV e la Radio, il telefono.

A partire dagli anni ’30 (in Italia), la tecnologia radio-televisiva si basava sul segnale analogico. I vecchi apparecchi TV e Radio dovevano essere sintonizzati a mano sui canali desiderati. Bisognava aspettare un certo orario per assistere (in video o in audio) ai nostri programmi preferiti in diretta. Anche per il telefono valeva lo stesso discorso. C’era una sola linea per ogni famiglia e bisognava fare a turno per chiamare i nostri affetti lontani. E dovevamo sperare che essi fossero a casa in quel momento. E ogni mese c’era un giorno che odiavamo tutti: quello in cui dovevamo prendere tutti i bollettini delle varie compagnie di luce, gas, telefono e quant’altro, e recarci alla posta a fare un’interminabile fila per pagarli tutti.

Il presente: Il digitale, la Fintech, le piattaforme Streaming Video e Musicali, le App.

A partire dagli anni ’90, con il nuovo millennio alle porte, sul mercato arrivarono le prime tecnologie veramente alternative per l’epoca. In primis, fece il suo ingresso a gamba tesa internet, che rivoluzionò da subito il modo di comunicare grazie alle email, le chat e i forum. Cambiò anche il modo di informarsi, perché in quel periodo nascevano i primi blog e quindi le persone iniziavano a scoprire canali alternativi anche per leggere le notizie. Sempre in quegli anni arrivava nelle case la TV Satellitare, poi sovrastata da quella Digitale, poi entrambe sovrastate dalle piattaforme di streaming, come Netflix e Prime Video. E se vogliamo vedere qualcosa di originale e creativo possiamo andare su YouTube. Oggi ci viene difficile immaginare una TV che non sia on-demand. E la stesa cosa è avvenuta con la Radio. Dalle radio al walkman, poi il lettore CD, poi il lettore mp3, oggi Spotify e tutte le app simili. E quel famoso giorno del mese in cui andavamo alla posta mezza giornata? Un lontano ricordo, grazie alla Fintech (finanza tecnologica) e a tutte le app di pagamento, smart-banking e home-banking. Oggi addirittura le collette per i compleanni si fanno in smart-banking.

Il Postalmarket, il Pony Express e l’E-Commerce

A partire dagli anni ’60 (anzi, per essere più precisi dal 1959), in Italia arrivò un nuovo modo di acquistare oggetti: il Postalmarket. Si trattava di un catalogo che si poteva comprare in edicola o farsi arrivare a casa in abbonamento. Per ogni oggetto c’era un codice e se volevamo acquistare qualcosa, bisognava chiamare al telefono e dare tutti i dettagli. All’arrivo del corriere bisognava avere i soldi a portata di mano. Oppure si doveva compilare un bollettino postale ed effettuare il pagamento in anticipo, prima di far partire il corriere. Postalmarket era ovviamente solo uno di tanti cataloghi disponibili. Col tempo poi, anche i ristoranti cominciarono ad accettare ordini telefonici.

Oggi l’intero processo si è automatizzato grazie all’E-Commerce. Aziende come Amazon e E-Bay la fanno da padrone, ma grazie a strumenti come Woo-Commerce per WordPress qualsiasi negozio può aprire il suo e-shop. Anche Postalmarket si è adattato. E per i ristoranti, la figura del pony-express è stata sostituita dal rider. E oggi invece di avere a casa decine di depliant con i menu, abbiamo app come Just Eat, Glovo, Uber Eats e altre, tutte installate nei nostri Smartphone. Con pochi passaggi e un pagamento online riusciamo ad effettuare ordini in pochi minuti. E tutto stando comodamente seduti sulla poltrona.

La civiltà globale

In ultimo, l’avvento di internet e tutto ciò che ha comportato, ha introdotto un ulteriore grande cambiamento. Non tecnologico stavolta, ma intellettuale. Iniziamo sempre di più a sentirci cittadini del mondo. Vogliamo imparare dalle altre culture per fonderle alla nostra e creare qualcosa di nuovo. Siamo stanchi di sentirci attaccati a tradizioni che non ci appartengono più e vogliamo andare in una direzione comune, in cui ognuno può dare il suo contributo e tutti possiamo imparare dagli altri. Non ci sentiamo più stranieri se andiamo all’estero e non consideriamo più stranieri coloro che vengono a trovarci. Siamo cittadini del mondo e questo ci piace. Anche se non tutti la pensano così.

Usiamo i Social Network per metterci in contatto con le persone lontane e per esprimere le nostre idee. Leggiamo e scriviamo blog per lasciare la nostra testimonianza e per informarci sugli eventi anche da fonti alternative. Siamo sempre più indipendenti e non lasciamo più che qualcuno ci indichi cosa fare e come pensare. Stiamo iniziando ad assaporare una certa libertà. La libertà di sentirsi umani, senza doversi etichettare in una nazionalità, in un genere, in un modo di pensare.

La paura di sentirsi obsoleti

E allora torniamo al discorso iniziale: cosa c’è di sbagliato in tutta questa comodità? Perché le persone tendono a demonizzare la tecnologia? Forse la risposta è molto più semplice di quanto ci aspettiamo. Forse, questa paura della tecnologia deriva dalla paura di invecchiare e diventare in un certo senso “obsoleti”.

Le vecchie abitudini hanno funzionato per decenni. Si può dire anche per un secolo. Generazioni sono nate e morte con le stesse tecnologie. Magari migliorate col tempo, ma mai stravolte. Oggi ci troviamo in un mondo in continua crescita, in cui il ritmo del cambiamento è serrato. Stare a passo coi tempi è difficile a volte anche per gli stessi nativi digitali. Forse chi viene dall’epoca dell’analogico e non riesce a stare a passo coi tempi, inizia a sentirsi come quei dispositivi che una volta usava e ora non usa più. Si sente come un telefono con la rotella in mezzo agli smartphone. Come una macchina da scrivere in mezzo ai tablet. E questa cosa lo spaventa.

Adattarsi per sopravvivere o bloccare tutto?

L’essere umano si sa, è un animale. E tutti gli animali, quando vengono messi con le spalle al muro tirano fuori gli artigli. Oggi i cosiddetti “boomer” non accettano di vivere in un mondo in continua evoluzione, dove grazie a internet si sono aperte nuove porte e si sono spianati nuovi orizzonti. Ci sono nuovi lavori, nuove tecnologie, nuove abitudini. Ma soprattutto, l’umanità comincia a diventare una civiltà globale. Sebbene siamo ancora agli inizi, siamo entrati in una fase in cui cose come “identità nazionale” e “patriottismo” stanno lasciando il posto a princìpi più sani, come quello dell’inclusione. Stiamo arrivando a considerare le bandiere semplici pezzi di stoffa. E magari un giorno abbandoneremo anche quelle. Ma per chi è cresciuto in un certo periodo, tutti questi cambiamenti sono troppo. E non riuscendo a stare dietro a tutto, preferiscono attaccare e bloccare ogni forma di progresso.

Il guaio è che alcuni di essi governano interi paesi. Compreso il nostro.

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